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quaderni con matita rossa

Sostenere, per giungere alla meta

  • Immagine del redattore: arianna zombini
    arianna zombini
  • 17 mag 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 7 giu 2021


Puoi incontrare difficoltà di motivazione, di apprendimento, o nell'uso delle tecnologie. Ma puoi arrivare alla meta.



Tutti impariamo grazie a qualcuno


Tre domande da cui partire:

  • Chi ha incontrato difficoltà nel proprio percorso di studi e ha chiesto aiuto all'insegnante o al familiare o amico più o meno esperto in quella materia? Chiunque.

  • E chi di noi si è reso conto che era necessario aggiornare le proprie competenze sul lavoro e ha cercato l'appoggio di un collega più esperto oppure un corso di formazione? Direi chiunque.

  • E che dire di quando volevamo sfornare una buona torta ma non sapevamo da dove partire? Oggi troviamo tutorial di cucina per ogni esigenza!

Secondo i nostri avi latini "imparare" voleva dire "procacciarsi una nozione" (imparare è formato da in- e da parare cioè "procurare"). Certo le nozioni servono, ma sappiamo che non esiste solo la conoscenza. Servono soprattutto la pratica e l'esperienza per vivere. Non a caso nella formazione professionale si è sempre parlato di sapere, saper fare, saper essere.


Noi impariamo tutta la vita, lifelonglearning si dice [vedi il mio articolo Imparare da grandi].

Imparare non è affatto semplice e mette in moto tante parti di noi stessi (le nostre emozioni, i nostri canali sensoriali e neurobiologici), in relazione al contesto e alle persone che interagiscono con noi. Dunque le variabili legate a un buon apprendimento sono molteplici.


Ritornando alle domande di partenza, qualsiasi conoscenza o competenza tu ti sia formato, avrai incontrato almeno una di queste difficoltà: difficoltà di motivazione, di apprendimento, di relazione con gli altri e con gli strumenti a disposizione (libri, tecnologie o altro). Avrai cercato sostegno, supporto in qualcosa o qualcuno.



Sostenere, il compito n.1 del tutor


Senza entrare nel merito degli strumenti compensativi e dispensativi di cui si parla nell'apprendimento scolastico e che non rientra nella mia sfera di competenze, mi soffermo qui sul sostegno umano nell'apprendimento degli adulti.


Tra le varie accezioni della definizione di "sostenere", seleziono tenere su/ sorreggere e sollevare e tutto torna se collego queste azioni a ciò che nella mia esperienza fa il tutor quando sostiene e facilita l'apprendimento, che sia in presenza o online.


Infatti il tutor, quello didattico che è lì per chi è in apprendimento, ha il compito di:

  • tenere su, ovvero di far "stare sul pezzo" chi sta imparando, centrato sul compito o sul contenuto, oppure sul gruppo, a seconda della fase di apprendimento e della centratura che il tutor dovrebbe conoscere fin dalla progettazione di quel percorso.

  • sollevare, alleviare dal disagio che accompagna spesso il momento di difficoltà e elevare quel momento a uno step successivo di superamento della difficoltà e quindi di apprendimento.

  • sorreggere, ovvero "reggere da sotto" o "essere di aiuto e di conforto nelle difficoltà", ma non nel senso di consolare, bensì fornire i consigli, i feedback e gli strumenti che aiutino il discente ad andare oltre.

Ora mi rivolgo ai tutor o a coloro che sostengono l'apprendimento di un adulto per stimolare un'autovalutazione:

  • sei una stampella per il tuo discente?

  • quali difficoltà sta incontrando il tuo discente?

  • fornisci gli appigli giusti e nel momento giusto per quel discente?

Un modello di tutoring che tuttora ritengo molto valido è quello di Gilly Salmon di cui ho già parlato nell'articolo "Il tutoring online per step".

E' un modello a 5 fasi che nasce dalle teorie di Vygotskij sulla zona di sviluppo prossimale e dallo scaffolding, termine introdotto in psicologia e pedagogia per indicare l’aiuto, il sostegno, dato da una persona competente a un’altra, per apprendere nuove nozioni o abilità (Wood, Bruner, & Ross, 1976).

In estrema sintesi Vygotskij definì la "zona di sviluppo prossimale" come quella zona di confine tra lo stadio di sviluppo attuale (il punto in cui sei, ciò che sai già fare) e lo stadio di sviluppo potenziale o futuro (il traguardo a cui puoi arrivare, ciò che saprai o saprai fare). Si riferiva all'apprendimento dei bambini, ma questa stessa teoria può essere trasferita ai contesti adulti.

Se ci pensiamo, l'apprendimento è un movimento perpetuo tra i due stadi e la zona di sviluppo prossimale è quella zona di passaggio in cui si attivano maggiormente le capacità di superamento delle difficoltà verso il raggiungimento dell'autonomia della persona ed è qui che si potrà verificare l'efficacia delle azioni dirette o indirette del tutor o adulto in sostegno.


Possiamo immaginare queste zone avvalendoci delle metafore della montagna da scalare oppure dell'impalcatura che serve a costruire un edificio:

  • dal punto di vista del discente, a ogni passo successivo le difficoltà aumentano oppure si risolvono ma si incontra una nuova difficoltà e si è alla costante ricerca di appigli interni (le proprie risorse, competenze acquisite ed esperienze correlate) e appigli esterni (un aggancio, un ponte, una base di appoggio);

  • dal punto di vista del tutor (mettiamoci anche il docente o il trainer davvero interessato all'apprendimento), si tratta di saper progettare, creare e consigliare tutti gli appigli e sostegni utili nei vari momenti del processo di apprendimento.



Se vuoi raccontarmi una tua esperienza da partecipante o da tutor/docente o se vuoi saperne di più scrivimi all’indirizzo zombini@solarislab.net oppure seguimi sui social dove condivido i miei articoli. Grazie per avermi letto!

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