Squadra e team: dalle origini a un caso in protezione civile
- arianna zombini

- 31 lug 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 26 ott 2020
Cosa ti viene in mente quando si dice “squadra”? E "team"? La maggior parte di noi probabilmente associa queste parole allo sport. Andiamo a vedere le origini, l'uso di oggi e una delle mie esperienze di formazione.

SQUADRA
Dal verbo latino "exquadrare" - ‘ridurre a forma quadra, rendere quadrato’.
In italiano abbiamo le due accezioni di “squadra” come uno strumento in grado di formare un angolo retto (la squadra usata in geometria) e come sinonimo di un gruppo di persone con compiti e funzioni comuni. Il significato di gruppo di persone (squadra di calcio, di pompieri, di poliziotti) viene mutuato dal lessico militare, secondo cui la squadra era un piccolo insieme di soldati disposto a quadrato. Si fa risalire al calcio fiorentino del quattrocento l’uso di parole legate alla sfera militare ma applicabili al gioco: la partita si chiamava battaglia e i giocatori dello stesso colore formavano una squadra. Pensiamo ai termini bellici che utilizziamo ancora oggi in ambito sportivo: difesa, controffensiva, retroguardia, scendere in campo, tattica ecc.).
Nello sport moderno si dice molto “gioco di squadra”, opponendolo al “gioco individuale”, o ancora per dire che quella squadra ha saputo giocare bene o collaborare per l’obiettivo comune (vincere o riuscire).
A differenza dell’accezione ‘strumento da disegno’, diffusa in varie lingue, l’accezione sportiva di squadra esiste solo in italiano e nell’albanese skuadra. Le altre lingue fanno rIferimento al francese “equipe” - da eschiper ‘imbarcarsi’ - oppure all’inglese team.
TEAM
Nelle prime forme inglesi il termine tēam si contestualizzava nell'ambito rurale: il giogo, gli animali domestici da tiro e i loro gruppi di prole. Probabilmente deriva da termini proto-germanici con significato di "disegnare”, "condurre", “spingere”, "orientare".
La parola team, che noi oggi mutuiamo dall’inglese, viene spesso associata ad attività sportive o lavorative: il team di un’azienda, il team leader, il team building, il team coaching.
Trattandosi di attività che coinvolgono persone adulte e che sono frutto di azioni di collaborazione e cooperazione tra adulti e di un sostegno da parte di un esperto, possiamo senza dubbio collegarle alla formazione degli adulti. Sempre più spesso le aziende e le organizzazioni di ogni genere si rivolgono a professionisti che sanno progettare e condurre percorsi di formazione o di consulenza per gruppi che dovranno collaborare o che già collaborano ma che evidenziano delle difficoltà.
CASO: I CAPISQUADRA VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE
Ecco un mio caso di lavoro dove squadra, team e leader si incrociano. Ritroverai molti termini citati sopra.
Nel corso del 2007-2008 sono intervenuta come progettista e tutor supervisore alle prime tre edizioni sperimentali del corso per capisquadra volontari di protezione civile per conto del Servizio Formazione dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile della regione Emilia-Romagna. Facevo parte del team formatori da qualche anno e insieme alla comunità di pratica dei formatori del volontariato di protezione civile avevamo progettato un NUOVO modello di corso per capisquadra.
Si trattava di testarlo sul campo in 3 territori diversi, con 3 gruppi di volontari eterogenei per età, esperienza e provenienza associativa e con 3 modalità didattiche diverse.
Ebbene: le due edizioni che prevedevano anche un weekend di formazione residenziale sono state le più gradite, in particolare ha funzionato molto bene il residenziale che si è tenuto nelle colline toscane in un complesso predisposto per l'outdoor training.
Certo, se porti i tuoi partecipanti in un posto bello e rilassante e li fai divertire... è ovvio che ne usciranno contenti!
Giusta obiezione. Il luogo meritava ma non eravamo in un resort con spa benessere e non era una vacanza. Anzi, i partecipanti hanno lavorato duramente e si sono messi in gioco come persone e come volontari di protezione civile rispetto ad alcuni fattori importanti.
Vediamone alcuni:
I volontari hanno eseguito delle richieste fatte da un trainer specializzato che ha alternato proposte di esercizi individuali ad esercizi di gruppo, con prevalenza di attività di gruppo di tipo pratico e fisico che si connettevano molto bene all’operato dei volontari di protezione civile: ad esempio il team orienteering, giochi di fiducia, il ponte tibetano.
Dopo ogni sessione di esercizi, il trainer interveniva per riflettere con loro sulle dinamiche, a partire dalle osservazioni reciproche di quanto era accaduto per poi chiudere con una sessione a fine giornata in cui la discussione si faceva animata.
I volontari, sia della stessa associazione che di associazioni diverse, hanno imparato a dire la propria senza volere prevaricare l’altro. Alcuni di loro, specialmente dopo uno dei primi esercizi di gruppo con obiettivo dichiarato, protestavano se uno dei componenti della squadra aveva agito in un certo modo differente da come avrebbero voluto. Poi gradualmente, con l’aiuto del trainer, ma anche nei momenti più informali come i pasti e le pause, hanno cominciato a “gettare le armi” e a comprendere che nel gruppo (nella squadra in questo caso) tutti potevano essere utili e potevano esprimersi e non tutti potevano essere capi nella stessa squadra. Anche se i componenti avevano caratteristiche diverse e i tempi di lavoro erano stretti, il caposquadra non doveva prevaricare su un altro del gruppo che secondo lui voleva “comandare” al posto suo, ma doveva adottare uno stile e una serie di comportamenti del tutto diversi. Doveva essere un leader autorevole, risultato certamente difficile da raggiungere in un solo weekend, ma posso dire che quel weekend è stata una miccia che ha acceso qualcosa in loro.
Mi è stato riportato da Franca, una esperta volontaria di protezione civile che ha assistito con me a quella edizione corsuale che nelle occasioni di incontro successivo tra volontari (ad esempio nei campi di emergenza o durante esercitazioni collettive) alcuni di quei volontari le hanno espresso un buon ricordo dell'esperienza formativa, in particolare del weekend di outdoor training, al punto che avrebbero voluto che si ripetesse anche a distanza di tempo.
Cosa ha funzionato, a parte la sede formativa di per sé motivante? Secondo me:
il tipo di training altamente esperienziale e pratico, vicino alla natura delle attività di quel tipo di volontariato
un trainer esperto, capace di sviscerare i punti di forza e i punti di debolezza dei singoli e dei gruppi in azione e di condurre discussioni mirate alla condivisione;
l'eterogeneità dei partecipanti, accomunati però dallo stesso obiettivo: capire quale è il ruolo di un caposquadra volontario di protezione civile e come deve agire con la sua squadra.
Mettere in pratica e mettersi in gioco lascia sempre un segno nella propria esperienza di vita.
Se vuoi saperne di più scrivimi all’indirizzo zombini@solarislab.net oppure seguimi sui social dove condivido i miei articoli. Grazie per avermi letto!
Fonti per le etimologie e le storie delle parole:
https://unaparolaalgiorno.it/significato/squadra





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